Andrea Grillo
Il Sinodo e il diaconato femminile: la autorità del Signore e la padronanza di sé del ministro.
Nell’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo sulla “sinodalità”, al punto B 2.3, che reca il titolo “Come può la Chiesa del nostro tempo compiere meglio la propria missione attraverso un maggiore riconoscimento e promozione della dignità battesimale delle donne?” si legge la questione n. 4 così formulata:
“La maggior parte delle Assemblee continentali e le sintesi di numerose Conferenze Episcopali chiedono di considerare nuovamente la questione dell’accesso delle donne al Diaconato. È possibile prevederlo e in che modo?”
Nel grande cantiere del prossimo duplice Sinodo, questa domanda solleva un preciso compito anche per la teologia: quello di corrispondere ad una richiesta, che viene “dalla maggior parte delle Assemblee continentali” e che chiede “l’accesso delle donne al Diaconato”. Come prevedere e rendere praticabile questo “accesso” richiede alla teologia e ai teologi il coraggio di uno specifico lavoro. Che è già iniziato da tempo e che è accelerato a partire dal 2016, al momento della costituzione della prima Commissione vaticana sul diaconato femminile. Come è noto la questione della “ordinazione della donna” è diventata problematica da non molto tempo. E la esclusione della donna dal ministero ecclesiale ha goduto di una evidenza che era garantita dalla parallela esclusione da ogni ministero anche extraecclesiale. La cultura comune era la grande apologeta della esclusione femminile.